mercoledì 16 gennaio 2013

L'ala del turbine intelligente


Come seconda incisione dopo il leggendario debutto con le Variazioni Goldberg di Bach, Gould
( che aveva appena compiuto i 23 anni ) propone al manager della "Columbia" David Oppenheim l'incisione delle tre ultime sonate di Beethoven: tre "mostri sacri" della letteratura pianistica che persino i pianisti più affermati di solito si guardano bene dall'affrontare prima di aver raggiunto la necessaria maturità. Oppenheim acconsente - probabilmente digrignando i denti - e dato che sono già stati registrati i primi takes ( possibilmente il 9 febbraio 1956, a titolo di prova ) per la sonata in mi maggiore, op.109, la produzione definitiva di tutte e tre le sonate ( in successione inversa ) viene effettuata in sette sedute tra il 20 e il 29 giugno 1956. La reazione dei critici deve aver superato le aspettative peggiori di Oppenheim: l'incisione viene considerata "infantile" e "immatura", essa "sfiora appena la superficie" ed è persino "in gran misura inaccettabile". "L'omissione di certe ripetizioni nelle variazioni ( dell'op.109 ) è soltanto uno dei tanti aspetti della sua imperfetta comprensione dell'architettura di questa musica. La sua interpretazione è deformata, incredibilmente vertiginosa e confusa". Uno dei pochi a ringraziarlo per la "rivelazione" che l'incisione gli ha procurato è Igor Stravinski - un compositore che Gould non apprezzava affatto! Che l'interpretazione delle tre sonate sia inconsueta è risaputo: la folle rapidità dei tempi nel primo movimento dell'Op.111 ( senza riguardo alcuno per le indicazioni di "poco ritenete" di Beethoven ) e nel finale dell'op.109 ( il cui tema qui non si dispiega né "geasangvoll" [ cantabile ] né "mit innigster Empfindung" [ col più profondo sentimento ] ) è soltanto uno tra gli innumerevoli esempi in cui si potrebbe condividere il giudizio del critico del "Baltimore Morning Sun", secondo il quale il disco era "notevole più per la sua eccentricità che per la sostanza musicale". Glenn Gould si difende contro gli attacchi in una lettera inviata a John Roberts in data 15 febbraio 1957: "Posso dire soltanto che i cambiamenti che mi sono concesso di fare riguardo alle indicazioni di tempo e dinamica non sono il risultato di un capriccio ma di un esame minuzioso delle partiture e, almeno finora, sono convinto che siano legittimi. Ma dato che molti ascoltatori e critici ( anche attendibili ) sono rimasti scandalizzati dalla mia concezione del tardo Beethoven, non posso certo affermare che si tratti dell'incisione più convincente che abbia mai realizzato. Penso tuttavia che - sia pure soltanto come manifesto personale - essa sia la più convinta".

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e le voci rompevano il silenzio e nelle pause si sentiva il mare