venerdì 31 agosto 2012

estratti


Sergej Ivanovic Kozny voleva prendersi un po' di riposo dal lavoro intellettuale e, invece di andarsene, come al solito all'estero, verso la fine di maggio, si recò in campagna dal fratello. Secondo la sua convinzione, la vita di campagna era la migliore. Era quindi venuto dal fratello a godersela questa vita. Konstantin Levin ne fu molto contento; tanto più che per quell'estate non aspettava suo fratello Nikolaj. Ma, pur avendo stima ed affetto per Sergej Ivanovic, in campagna Konstantin Levin non si trovava a suo agio con lui. Non si sentiva a suo agio, e perfino gli spiaceva l'atteggiamento del fratello verso la vita di campagna. Per Konstantin Levin la campagna era un luogo di vita, cioè di gioia, di sofferenza e di lavoro; per Sergej Ivanovic la campagna era, da una parte, il riposo dal lavoro, dall'altra un utile controveleno alla corruzione, ch'egli prendeva con piacere, consapevole della sua efficacia. Per Konstantin Levin la campagna era tanto bella perché rappresentava il campo di azione per un lavoro indubbiamente utile; per Sergej Ivanovic la campagna era bella perché vi si poteva e vi si doveva restare oziosi. Inoltre anche l'atteggiamento di Sergej Ivanovic verso la gente di campagna offendeva un po' Konstantin Levin. Sergej Ivanovic diceva di amarla e di conoscerla, quella gente, e spesso se ne stava a discorrere con i contadini, cosa che faceva con garbo, senza infingimenti o affettazioni, e da ognuna di queste conversazioni ricavava dei dati generali in favore del popolo e a conferma della conoscenza che diceva di averne. Un simile atteggiamento non piaceva a Konstantin Levin. Per lui il contadino era solo il collaboratore primo al lavoro comune, e malgrado tutta la considerazione che gli accordava e un certo amore che aveva probabilmente succhiato, come egli stesso diceva, insieme al latte della balia contadina, tuttavia egli, come collaboratore al lavoro comune, pure estasiandosi talvolta dinanzi alla forza, all'umiltà, alla verità di quella gente, molto spesso, quando il lavoro comune richiedeva altre attitudini, inveiva contro il contadino per la sua trascurataggine e sporcizia, per la tendenza all'ubriachezza e l'abitudine a mentire. Se avessero chiesto a Konstantin Levin se amasse o no quella gente, egli invero non avrebbe saputo rispondere. L'amava e non l'amava, così come gli uomini in generale. Istintivamente di animo buono, era più incline ad amare anziché a non amare gli uomini, e così pure quella gente. Ma amarla o non amarla come qualcosa a sé, non poteva, perché non solo viveva con essa, non solo tutti i suoi interessi erano con essa collegati, ma riteneva di farne parte egli stesso, e non vedeva fra se stesso e quella gente nessuna differenza positiva o negativa, e perciò non poteva contrapporsi ad essa. Inoltre, pur vivendo da tempo nei più stretti rapporti coi contadini, e come padrone e come arbitro e soprattutto come consigliere (i contadini avevano fiducia in lui e venivano a lui per consiglio sin da quaranta verste all'intorno), non era riuscito a formarsene, peraltro, un concetto preciso, e si sarebbe trovato imbarazzato a rispondere alla domanda se li amasse oppure no. Dire di conoscere il contadino sarebbe stato per lui come dire di conoscere gli uomini. Conosceva e osservava continuamente uomini di ogni categoria e contadini, che considerava come gli uomini migliori e più interessanti, ma continuamente notava tratti nuovi per cui mutava i giudizi precedenti e ne formulava altri. Sergej Ivanovic, invece, aveva idee del tutto diverse. Come amava e lodava la vita di campagna, contrapponendola a quella che non amava, così pure amava la gente di campagna, contrapponendola a quella categoria di persone che egli non amava: considerava, dunque, il contadino qualcosa di diverso dagli uomini in genere. Nella sua mente ordinata si erano chiaramente fissate le forme definite della vita rurale, tratte, in parte, dalla stessa vita del contadino, ma in prevalenza da quella contrapposizione. Egli non cambiava mai la sua opinione e il suo atteggiamento di simpatia verso i contadini.

Nella discussione fra i due fratelli sul giudizio sui contadini, Sergej Ivanovic vinceva sempre il fratello, proprio perché Sergej Ivanovic aveva idee precise sul contadino e sul suo carattere, sulle sue peculiarità e usanze; Konstantin Levin, invece, non aveva nessuna idea definita, così che in queste discussioni finiva per convincersi della propria incongruenza.

Per Sergej Ivanovic il fratello minore era un buon ragazzo, dal cuore ben formato (così egli si esprimeva in francese), dalla mente sia pure abbastanza sveglia, ma influenzabile dalle impressioni del momento, e perciò piena di contraddizioni. Con la condiscendenza di fratello maggiore verso il minore, gli spiegava il senso delle cose, ma non trovava gusto a discutere con lui perché con troppa facilità lo metteva fuori combattimento.

Konstantin Levin giudicava il fratello un uomo di straordinario ingegno e cultura, nobile nel più alto senso della parola e dotato della facoltà di agire per il bene generale. Ma in fondo all'anima sua, quanto più gli appariva grande e quanto più nell'intimo lo conosceva, tanto più spesso gli veniva in mente che questa facoltà di lavorare per il bene collettivo, della quale egli si sentiva assolutamente sprovvisto, poteva anche non essere un valore concreto, ma piuttosto l'indice dell'insufficienza di qualche cosa; non già di buoni, onesti e nobili propositi e aspirazioni, ma di slancio vitale, di quello che si chiamava "cuore", di quell'anelito che costringe l'uomo, fra le innumerevoli vie della vita che gli si parano davanti, a sceglierne una, e a questa sola dedicarsi. Quanto più conosceva il fratello tanto più notava che Sergej Ivanovic e molte altre persone che agivano per il bene comune, non erano stati portati dal cuore verso questo amore per la collettività, ma dal cervello che aveva giudicato esser bene occuparsene, e solo per questo se ne occupavano. Levin si confermò ancor più in questa supposizione nel notare che il fratello si interessava alle questioni sul bene comune o sull'immortalità dell'anima, così come si interessava a una partita a scacchi o al complicato congegno di una macchina nuova.

mercoledì 29 agosto 2012

Hall of Fame


Settembre, perchè il Tempo è tutto dalla mia parte

lunedì 27 agosto 2012

parabola di fine estate (una soffietto al mare /1)


é ora
come per le giornate livornesi di qua in su
...
Zeiss Ikon Super Ikonta C 530/2
Jena Tessar 1:3,8/105 mm
Kodak 400 TMY-2
scansione casalinga

venerdì 24 agosto 2012

veterinaria ‹ve·te·ri·nà·ria› s.f.


~Branca della medicina che ha per oggetto lo studio e la terapia delle malattie degli animali, soprattutto domestici, nonché dei problemi biologici relativi al loro allevamento: la v. antica, moderna; laurearsi in v.
ETIMO Dal lat. (ars) veterinaria, der. di veterinarius ‘veterinario’
DATA 1585.

Niccolò Dainelli in outing continuo
luglio 2012, Fiastra (MC) - Canon G12 -
no post-processing

martedì 14 agosto 2012

just married


Samuele e Sarah, Fiastra (MC), Canon G12, Ph/ F.P.

giovedì 9 agosto 2012

martedì 7 agosto 2012

lunedì 6 agosto 2012

agosto 012


Ph/ Atilla Atessakan

Barrocciaia /LI



venerdì 3 agosto 2012

La C3


[..] Velvia 50 makes people's faces too red; use Velvia 100 or anything else for people, but for everything else worth shooting in color, it's all about Velvia 50.

You like these colors? These are nothing compared to the way the film itself looks projected in a dark room. Velvia is a slide film; you stick it in a projector, and it looks unlike anything you've ever seen online or from a digital projector. [..]

 



e le voci rompevano il silenzio e nelle pause si sentiva il mare