martedì 9 settembre 2014




30.09.93 - via Radojka Lakic, Sarajevo.
[...] Un altro sibilo, meno forte, l'esplosione tarda (un paio di secondi?), è più lontana. Vedo movimento verso il mercato. Mi avvicino, monto il duecento, seleziono un tempo veloce, controllo la luce. Una ragazza mi corre incontro. Inquadro, scatto e maledico di non avere impostato il motore sullo scatto continuo per non sprecare pellicola.
Troppo tardi, ormai mi è addosso e mi supera, ignorandomi. E' finita.
Scatto ancora. Una coppia che corre, una donna dall'altro lato della strada, ma tutto sembra di meno.
Ho in testa lo sguardo della ragazza che corre. Quella ragazza non correva per paura, ma per rabbia. Essere entrambi sotto tiro non ci mette sullo stesso piano. La sua rabbia la posso intuire, ma non condividere. Lei è a casa sua e stanno sparando sulla sua città, le sue abitudini, la sua vita. Io sono un ospite volontario (e retribuito). Parte della sua rabbia deve essere anche per me, che ho rubato l'intimità di quella corsa. Che ci faccio qui? "Dovere di cronaca", certo, ma ripeterselo non è sufficiente. Lo stomaco si contrae di nuovo per un'esplosione più vicina, e i pensieri spariscono.

Passano alcuni minuti. Ora c'è silenzio. Penso che uno scatto buono forse l'ho fatto. Non ho mai smesso di camminare, di guardarmi intorno. Non ho visto feriti, per fortuna. Mi sono sempre sentito uno sciacallo, dopo quelle foto. [...]
Mario Boccia - la Repubblica, 30.09.013

2 commenti:

  1. minchia che foto ..

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  2. Per diradare la fitta nebbia che avevo nella testa a proposito dei fatti, un documentario a cura della BCC.
    Funziona.

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e le voci rompevano il silenzio e nelle pause si sentiva il mare