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mercoledì 15 novembre 2017
giovedì 26 ottobre 2017
giovedì 19 ottobre 2017
martedì 3 ottobre 2017
Quando eu cheguei das estrelas - entrei na terra por uma caverna chamada Nascer
E eu era uma nave, uma ave da ave-maria - e como uma fera que berra entrei na atmosfera
E cuspido, espremido, petisco de visgo, forçando a passagem pela barreira, sangrando,
rasgando, subindo a ladeira, orgasmo invertido, gritei quando vi:
já estava respirando
venerdì 15 settembre 2017
lunedì 11 settembre 2017
giovedì 7 settembre 2017
martedì 29 agosto 2017
martedì 8 agosto 2017
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lunedì 24 luglio 2017
martedì 18 luglio 2017
martedì 11 luglio 2017
martedì 27 giugno 2017
martedì 20 giugno 2017
mercoledì 14 giugno 2017
mercoledì 7 giugno 2017
lunedì 29 maggio 2017
martedì 23 maggio 2017
venerdì 19 maggio 2017
lunedì 15 maggio 2017
martedì 18 aprile 2017
martedì 11 aprile 2017
venerdì 24 marzo 2017
lunedì 20 marzo 2017
lunedì 6 marzo 2017
giovedì 23 febbraio 2017
venerdì 27 gennaio 2017
Lo si può fare per smantellare, per capire, per nascondere. Lo si può fare per diritto, abitudine o perbenismo.
C’è un immenso equivoco sulla questione del giorno della Memoria che è bene sciogliere subito: il giorno della Memoria non è fatto per gli ebrei, ma per quell’Europa che albergò all’interno del proprio corpo i carnefici. È una riflessione che deve fare l’Europa. Ad esempio, la Germania all’inizio ha cercato di resistere, di negare, di fare quel discorso per cui “stavamo agli ordini, non sapevamo”. Ma quando è diventata una nazione molto prospera, si è fatta la grande domanda: “Perché abbiamo fatto questo a noi stessi?” Il giorno della Memoria ha senso se la domanda la facciamo a noi. E vale anche per gli italiani, che dovrebbero ricordarsi che il fascismo è colpevole del genocidio in Etiopia, di cui non si parla mai. Invece, i politici disinvolti della destra ex-fascista, cosa hanno detto? “Adesso facciamo i carini con gli ebrei, rifacciamoci una verginità”. Vanno ad Auschwitz, escono e dicono: “Mi sento israeliano”.
Il concetto di Israele e di ebraismo spesso vengono sovrapposti. Lei ha parlato di “israelizzazione” della Shoah che si affianca a una semplificazione di una tragedia che fu più complessa: insieme agli ebrei vennero sterminati sinti, rom, omosessuali, oppositori politici…
La persecuzione degli ebrei è stata separata da quella di tutti gli altri, per questo è diventato il giorno della falsa coscienza, per cui “noi facciamo le cose per gli ebrei”: ma nei fatti, si perseguitano i rom, si discriminano gli arabi, i nordafricani. Il governo di Israele usa la stessa logica, l’israelizzazione della Shoah per avere campo libero per le proprie politiche indecenti.
Allora io ho una proposta: che diventi il giorno delle Memorie.
Cioè di tutti i genocidi, gli stermini, a cominciare dal colonialismo, dagli armeni, ai campi della morte in Cambogia. Bisogna parlare di tutto. La memoria ha senso se è legata alla lotte per la libertà, per i diritti e la dignità di tutti. Dobbiamo combattere perché questo è il modo di fare memoria vero. Fare memoria è uno strumento per costruire il presente e il futuro. Se non si capisce questo, non si è capito niente della memoria.
Moni Ovadia intervistato da Linda Caglioni per CTRL magazine - 26 gennaio 2015
In alto: L'isola dei morti, III versione - Arnold Böcklin