Caro Biason, la fermo e mi fermo – una volta per tutte - qui, per farle una confessione. Sì, è vero, mi costa moltissimo, è anzi al di sopra dei miei mezzi immaginativi l’idea che un’impresa – pubblica o privata - volle costruire una diga sapendo che la montagna vi sarebbe precipitata sopra. Cosa vuole che le dica? Sarà colpa della povertà della mia fantasia. Ma non riesco a crederci.
Questo era Indro Montanelli, il più grande giornalista italiano sul Corriere della Sera dell'11 aprile 1999 in risposta ad una lettera di Carlo Biason. Trentasei anni dopo, ancora. Non gli era bastato, si vede, allora additare al pubblico disprezzo come sciacalli tutti coloro che si rifiutavano di credere alle cause naturali della tragedia, alla sua casualità.
Tina Merlin invece, giovane corrispondente di provincia, con i grandissimi ed imperdonabili difetti di essere comunista e pure donna, scriveva altre cose: [..]La SADE, il monopolio che uccise, in fondo ci interessa poco: faceva i suoi affari come tutti gli imprenditori privati del mondo. Sapendo che li poteva impunemente fare, che glieli lasciavano fare. Era il burattinaio che tirava i fili e faceva muovere i burattini - scienziati e politici - come voleva. Il potere era la SADE, perchè il vero potere aveva abdicato. [..] Ho un debito verso gli ertani: raccontare la loro storia. Oggi, dopo vent'anni in cui l'Italia e gli italiani sono stati offesi, umiliati, tiranneggiati, uccisi in mille altre maniere, forse questa storia sembrerà una delle tante «casualmente» accadute. Forse più «pulita» di quelle che accadono oggi. Ma non è così. Assomiglia molto a quelle di oggi. È contrassegnata dallo stesso marchio: il potere. E dall'uso che ne fanno le classi politiche e sociali che lo detengono.[..]
Sono in fase polemica, si. Sarà il clima delle larghe intese, della pacificazione nazionale.
mercoledì 9 ottobre 2013
la pelle viva
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