Gipi al meglio, 110 su 100, quando lo incontro mi faccio pure fare l'autografo.
domenica 29 dicembre 2013
domenica 22 dicembre 2013
venerdì 20 dicembre 2013
Milano calibro 135
A Milano c'è New Old Camera. Dentro New Old Camera c'è Ryuichi Watanabe, detto il Wata.
Ci vado ogni tanto, a curiosare un po', a rifarmi gli occhi, a sognare.
Faccio un paio di domande sui 135. Dice: ragazzo, ce l'hai un documento? Dico: si.
Dice: ecco, se me lo lasci ti do in consegna questi, cazzo! e tira fuori il Leitz Tele-Elmar 135 f/1:4 classe 1961 e l'Elmarit 135 f/1:2.8 -quello con gli occhiali- del 1973.
L'età la si calcola dai primi due numeri del seriale.
Dice: tra i due non c'è paragone, viene un sacco di gente qua che preferisce il 4 ma il 2.8 è superlativo, cazzo. Una lente M sul disegno ottico dell'R. Ok, pesa un fottio e vaffanculo ma se io voglio questo perchè fa questo tipo di cosa me ne fotto del peso! Perchè la gente non capisce un cazzo e io ti dico che sono fuori di testa per il bianco e nero e lo sfocato del cazzo.
Con lieve accento giapponese, il Wata dice un sacco di parolacce e gli scappa anche una bestemmia. Mi guarda e sorride. Al muro un Giacomelli originale, della serie di Scanno.
Dice: beh? vai, ragazzo.
Quindi esco coi pesi. Compero 2 rulli e ne consumo uno per obiettivo.
Il 135 sul telemtro é un grosso casino, gli occhialini però aiutano e anche la sensazione in mano dell'Elmarit mi pare migliore nonostante l'ingombro. Con la lente frontale bella grossa e il paraluce incorporato che fa un lieve "clack" quando va in posizione.
Il Wata m'ha influenzato, sicuro.
Torno, restituisco il malloppo, saluto e grazie. Stamperò grande, poi gliene porterò una, cazzo. Per ora il Tele-Elmar m'ha restituito questa cartolina in stile antico, di retrogusto coloniale.
Enjoy.
mercoledì 18 dicembre 2013
quel pomeriggio di un giorno da cani
L'incredibile storia di quel che successe in via De Amicis il 14 maggio 1977 a Milano,
una storia scritta con l'alogenuro d'argento più che con il piombo.
venerdì 13 dicembre 2013
reChina
La bocciatura di un progetto che ci piace è un qualcosa con cui prima o poi (e molto spesso) bisogna confrontarsi. Quindi: secondo tentativo.
La base è una famosa foto-concetto di Ugo Mulas, il dipinto è di Ling Jian.
A me sembra più estremo del primo, poi sentiamo Confucio che dice.
mercoledì 11 dicembre 2013
domenica 8 dicembre 2013
venerdì 6 dicembre 2013
Cosa ne penso
Posso dire che questo primo giovedì - ieri - non mi è rimasta indifferente come credevo?
Tra sorrisetti e noncuranza generale, nella strana condizione di avere finalmente quattro mura intorno la spiacevole sensazione è quella di essere stati semplicemente sostituiti.
Sarà il colore arancione delle pareti e chissà.
Luca Coli mi ha detto cercando approvazione - visto? non vi mangiano mica.
Non si rende conto Luca Coli, e come lui tanti altri, che il punto non è mai stato questo.
Il punto è che non c'è stata volontà di seguire un percorso comune tra tutti ma soprattutto pro tutti.
Il punto è che in questo mondo, e di pari passo nel nostro micro-mondo che chiamiamo e sbandieriamo solidale, solo i forti sopravvivono. E' legge di natura.
Gli sfigati restano tali e prima o poi smetteranno di alzare polemiche e fare tutto 'sto casino.
Per cosa, poi?
mercoledì 4 dicembre 2013
lunedì 2 dicembre 2013
amarcord
Sono in fase nostalgica.
Forse perchè dalla chiusura del Circolo in qua il mio piccolo mondo di relazioni e abitudini si è inevitabilmente sfilacciato e sta radicalmente cambiando forma e anche facce.
Perchè ho appena finito di leggere Lessico Famigliare che è il libro "per sentito dire" della mia infanzia/adolescenza e da cui abbiamo ereditato per gioco e citazione tanta parte del nostro linguaggio: mia madre, professoressa di italiano storia e geografia al magistrale Carlo Tenca,
ai tempi in cui vivevamo tutti sotto lo stesso tetto ne era entusiasta e lo raccontava a tavola e usava ripetercene le frasi a sfinimento. E aveva ragione, perchè è una delicatissima cronaca sulla forza particolare della personalità, sulla chiave di accesso al nostro presente attraverso i mondi
passati fatti di persone e mitologia - i tantissimi mondi diversi che abitiamo durante il corso della nostra vita - e sull'antifascismo.
Ma forse più semplicemente perchè ormai si può dire inverno, perchè sto lentamente invecchiando anche se dentro di me batte un cuore ancora giovane e irresponsabile.
martedì 26 novembre 2013
Il garante dello stato delle cose
Tra meno di due settimane il Partito Democratico affiderà se stesso, quel che resta della Sinistra e soprattutto del Paese a Matteo Renzi.
Lo farà senza convinzione: per mancanza di meglio. Ed è forse per questo motivo che nessuno si chiede veramente chi sia e che cosa rappresenti Matteo Renzi. Come uno struzzo, l’Italia mette la testa sotto la sabbia: preferisce non sapere.
Si parla del clan di Renzi, dei poteri fortissimi che lo sostengono e ne tirano i fili, perfino dei suoi abiti firmati: ma non delle sue idee, del suo programma, dell’Italia che vuole. Ma noi fiorentini sappiamo chi è Matteo Renzi. E non possiamo, non dobbiamo tacere.
Con il suo quinquennale non-governo Firenze si è trovata in una posizione del tutto singolare: da una parte è stata abbandonata a se stessa da un’amministrazione rinunciataria, latitante e ben decisa a non sostituire, ma semmai ad affiancare, i preesistenti centri di potere; dall’altra si è vista trasformare in un laboratorio politico in cui è stato possibile conoscere in anteprima i connotati dell’Italia del prossimo futuro.
Se i frutti della inettitudine amministrativa di Renzi sono sotto gli occhi di tutti i fiorentini, i rischi insiti nella sua visione politica ultraliberista e programmaticamente anticostituzionale non appaiono chiari né alla base del Partito Democratico né all’opinione pubblica nazionale.
Ma a noi sì: a noi fiorentini quei rischi appaiono ben chiari.
Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001, ha descritto nel suo ultimo libro (Il prezzo della disuguaglianza, 2013), un mondo in cui «i ricchi vivono in comunità recintate, assediate da masse di lavoratori a basso reddito». Matteo Renzi questo mondo spaccato lo ha voluto rappresentare, legittimare, celebrare la sera che ha noleggiato Ponte Vecchio alla Ferrari, facendo letteralmente carte false e lasciando i cittadini comuni ad assediare il banchetto dei ricchi.
Usando il patrimonio artistico di Firenze non per includere, integrare, rimuovere gli ostacoli all’eguaglianza (come vuole la Costituzione), ma per escludere, separare, incrementare la disuguaglianza, Renzi non ha inventato nulla di nuovo.
In questa città, la Biblioteca Nazionale trasforma le sale di lettura in campi da golf, la Curia affitta le chiese sconsacrate per sfilate di biancheria intima, la Soprintendenza noleggia gli Uffizi per kermesse di moda con evidenti implicazioni razziste (ricordate i Masai esibiti in galleria?), l’Università progetta di affittare le aule a chi offre di più. Sono ormai secoli che il peggio di Firenze vive di sciacallaggio alle spalle di un passato glorioso, che ormai davvero non ci meritiamo più.
Matteo Renzi, conservatore per vocazione e per istinto, non fa dunque nulla di nuovo: si limita a seguire la corrente. Si adegua ad un sistema di potere che non vuole rovesciare, ma occupare. Accentua e approfondisce il solco tra la città dei poveri e la città dei ricchi. Dice, non sapendo quello che dice, che gli Uffizi devono diventare una macchina da soldi. E intanto costruisce il clima politico perché questo accada davvero.
Usando il patrimonio storico e artistico della sua città come arma di distrazione di massa ad alto impatto mediatico, il sindaco di Firenze è assai rapidamente diventato il politico professionista più a proprio agio nel violare il significato civile dell’arte del passato, clamorosamente ridotta ad alienante fabbrica di clienti (e, in particolare, di acquirenti di un format politico).
Ma se tutto questo riguardasse solo il patrimonio artistico, ebbene potrebbe impensierire me, Salvatore Settis e purtroppo non molti altri. Ma questo riguarda qualcosa di ancora più profondo, e vitale. Riguarda il futuro della democrazia in Italia.
Matteo Renzi è l’ultimo epigono del provinciale ma aggressivo neoliberismo italiano. Egli confessa apertamente che il suo modello è Tony Blair: l’ultimo erede della stagione di Ronald Reagan e Margaret Thatcher. È un modello culturale che, per dirlo con le parole dello storico anglo-americano Tony Judt «ha cresciuto una generazione ossessionata dalla ricerca della ricchezza materiale e indifferente a quasi tutto il resto».
Dal suo vago programma per le primarie, si capisce che anche Matteo Renzi vuole cambiare la Costituzione. La nomina solo quattro volte: e sempre negativamente. Cito un passaggio: «Ma spesso la Costituzione si cita in piazza e si dimentica nella quotidianità. Si difende la Costituzione, solo se si attacca la rendita. Pensiamo che l’uguaglianza sostanziale di cui all’articolo 3 sia attuabile solo se rimuoviamo gli ostacoli. Ma l’uguaglianza non significa ugualitarismo».
La strada prospettata è chiarissima: è quella invocata dalle grandi banche d’affari. Pochi mesi fa JP Morgan ha scritto che la ripresa è frenata dall’ugualitarismo delle costituzioni dell’Europa meridionale, nate dalla Resistenza: e che è l’ora di cambiarle. È quello che farà Matteo Renzi: l’erede naturale delle Larghe Intese, che ora finge di criticare. Erede naturale, naturalissimo: perché la ideologia-non-ideologia di Renzi trova nella cosiddetta modernizzazione alla Blair la sintesi perfetta tra Pdl e Pd, tra Berlusconi e D’Alema.
Un segnale concreto? L’indecente alleanza con Vincenzo De Luca, il sindaco di Salerno supercementificatore, superindagato, cumulatore di cariche e violento. Un’alleanza col peggio di questo paese, per la distruzione dell’ambiente e la violazione della legge.
Al tradizionalissimo, usurato marketing della rendita, alla retorica del patrimonio artistico come petrolio di Firenze che ora si è reincarnata in Matteo Renzi è tempo di opporre un’idea di comunità, un progetto di città intesa come luogo e strumento della vita di una collettività.
Io non so se ci sono le condizioni politiche per una proposta alternativa: per una lista che sfidi Renzi alle prossime amministrative. So, è vero, che la maggior parte dei fiorentini non sono felici di come Renzi li ha governati, e so che non si riconoscono in questa grottesca parabola personale.
Il mio dovere di studioso, di storico dell’arte è quello di dare l’allarme. George Orwell ha scritto che «per vedere ciò che abbiamo di fronte al naso serve uno sforzo costante»: ecco, io credo che chi ha il privilegio di fare il mio mestiere debba cercare di rendersi utile proprio in questo modo, favorendo e promuovendo in ogni momento questo sforzo. Lo sforzo per vedere ciò che abbiamo di fronte al naso.
E di fronte al naso abbiamo un piccolo, mediocre replicante di ciò che ha devastato l’Europa e l’Italia negli ultimi 30 anni. Non c’è niente di nuovo: ma nuova sarà la rovina del Paese, imboccando questa strada.
In questo momento appare vitale riunire tutti coloro che pensano che Firenze possa tornare ad essere la forma e l’alimento di una vita civile la cui missione principale dev’essere, oggi, quella di fornire un modello culturale alternativo al mercato, di favorire l’integrazione tra italiani e immigrati, di permettere la frequentazione reciproca di classi diverse ormai chiuse in luoghi e vite nettamente separati.
L’arte e la storia della nostra città non servono a trasformarci in turisti, in clienti a pagamento, in spettatori lobotomizzati del Leonardo che non c’è: ma servono a farci cittadini sovrani, e a farci tutti eguali. È da qua che è urgente ripartire.
Michael Sandel, filosofo della politica e professore di Teoria del Governo ad Harvard, ha scritto che la grande domanda a cui oggi la politica deve rispondere è se abbiamo un’economia di mercato o siamo una società di mercato. Una società in cui tutto è in vendita, in cui tutto è merce: dalla salute al lavoro, dall’arte all’ambiente, dai diritti della persona alle virtù civili.
Il governo di Matteo Renzi ha proclamato forte e chiaro che Firenze è una merce, che la nostra città è una società di mercato in cui tutto è in vendita. Ma la risposta della sinistra italiana, la risposta della Costituzione italiana è una risposta diversa. E spero che anche la risposta della mia città sarà diversa. Una risposta opposta: la sovranità non appartiene ai mercati internazionali, appartiene al popolo. Ad ognuno di noi. È per questo che stasera siamo qua. Ed è da qua che bisogna ripartire.
Tomaso Montanari - assemblea pubblica su Firenze non è una merce. Renzi, il governo della città e la Costituzione tenutasi a Firenze il 25 novembre.
domenica 24 novembre 2013
ROMAEXHIBIT
Eh già, c'è Basilico al Maxxi. Dal 28 novembre al 30 marzo e chissà se, chissà.
Ma come mi piacerebbe, che dal vivo è tutto diverso.
giovedì 21 novembre 2013
venerdì 15 novembre 2013
martedì 12 novembre 2013
lunedì 11 novembre 2013
giovedì 7 novembre 2013
Novembre
Il clima è ancora abbastanza mite ma i primi segnali di svolta sono già evidenti. Specie di mattina. Per gli abitanti della Villana questo passaggio stagionale è sempre problematico. Preparazione al trauma, quindi / Sono impantanato, da un po' di tempo a questa parte e per una serie di motivi, in svariatissime e composite assemblee. Tutto bello finchè dura ma questo fiume incontrollato di parole collettive inizia veramente a stancarmi. Una menzione speciale va a quelle relative al Circolo che, nei fatti e anche nelle intenzioni non esiste più. Obbiettivo? Liberarmi, senza dubbio / Novembre - il mese che il sedici mi diede i natali. Quest'anno coincide anche con una forse e speriamo partecipata manifestazione cittadina. Siateci, chi può: è bene ed importante oltrechè interessante, a Pisa / Leggo la morte di Ivan Il'ìč la sera, uno spietato capolavoro di crudezza, e gli Scritti Corsari seduto sul cesso, piccole perle di attualità-attuale datate 1974/75 / Mi piacerebbe riuscire ad acquistare una macchina fotografica digitale, quella che ho in mente, per fare ogni tanto qualche foto per il giornale on-line che stiamo cercando di mettere su. Vediamo. E' giapponese
/ Il giornale: paginaQ / Ho suonato il primo ed il terzo movimento della n°1 di Haendel per flauto e basso continuo con Michele Lischi al flauto. Secondo me è andata anche bene, ma si può, posso, fare molto di più, manca solo il cembalista / Riuscire ad andare a Milano, dalla mia famiglia.
mercoledì 6 novembre 2013
lunedì 4 novembre 2013
La lingua non ha ossa
Das Leben ist ein Karawanserei / hat zwei Türen / aus einer kam ich rein
/ aus der anderen ging ich raus
domenica 3 novembre 2013
giovedì 31 ottobre 2013
martedì 29 ottobre 2013
intermezzo /1
Telefonate compulsive durante lo sgombero del colorificio.
Non so cosa ne pensate voi ma questo secondo me è quello che esattamente si intende quando si parla di leica glow. Leggermente fuori fuoco - M6 + Lux 35 / Ilford PAN-F 50
lunedì 28 ottobre 2013
ancora sotto #sgombero
Alcune cose:
1) Sabato ho fatto i miei primi 4 cinguettii, non credo ne farò molti altri in futuro ma Twitter in definitiva è molto più carino di Facebook, non c'è storia.
2) La gestione di questa difficile giornata è stata veramente esemplare, non so come ci siete riusciti ma bravi, veramente bravi tutti nessuno escluso. Mai vista una cosa simile, ma è un po' che lo vado ripetendo in giro.
3) L'assessore alla presunta cultura Dario Danti di SEL non si capisce cosa aspetti a passare al PD dove sarebbe molto più in sintonia col tutto, quasi un pan-dan.
4) L'uscita di Africa Insieme, i primi tra l'altro, è stata molto emozionante.
5) Sono stufo, arcistufo di quelli che ti guardano a bocca aperta dai bordi delle strade, dalle sedie dei ristorantini, dai balconi delle case.
6) #excolorificio primo per tutta la mattina nei trending topics italiani, #leopolda13 sucks! a prescindere.
7) Il 16 novembre è anche il mio compleanno.
venerdì 25 ottobre 2013
mercoledì 23 ottobre 2013
Sergio Atzeni *
Mi scusi cercavo un libro di uno scrittore sardo che ho sentito in radio ma non mi ricordo
bene il nome.. contemporaneo.
Mmm, Solinas? ..Satta? Ledda?
No no iniziava con la A mi sembra, aspetti, ecco il libro si intitola qualcosa come camminavamo sulla terra leggeri, possibile?
Si, Atzeni, Segio Atzeni. Aspetti che guardo. No in casa non abbiamo niente, senti (rivolto alla commessa) lo segni che ordiniamo qualcosa? Questa roba bisogna averla. E' così, abbiamo appena aperto, si fa fatica ad avere un catalogo completo. Ma scusi dove l'ha sentito lei? Su fahrenheit?
Si beh, certo, perchè esiste qualcos'altro?
Poi ieri ho trovato un piccolo Sellerio, Bellas Mariposas. Un racconto da leggere tutto d'un fiato, un discreto cazzotto nello stomaco. Bravo Sergio, grazie Sergio, applausi. Anche per i soli titoli.
* Sono sardo, sono italiano, sono anche europeo. Possiamo parlare di letteratura sarda? Dando risposta affermativa pretendiamo di essere una identità (i sardi) capace di esprimere una propria visione del mondo, sia pure in lingua importata. Niente di cui scandalizzarsi, il bulgaro ebreo Elias Canetti ha scritto in tedesco i suoi capolavori, intere etnie della Mitteleuropa hanno adottato a causa di svariate vicende storiche il tedesco come lingua di comunicazione letteraria, gli afroamericani di Martinica e Guadalupe esprimono l'identità creola in un francese che arricchisce, modifica e mette in crisi i dizionari d'oltralpe.
E' questa messa in crisi, la chiave.
martedì 22 ottobre 2013
a Roma /3
Giusto per continuare a dare i numerini siamo a 1/8 di sec su f/1.4,
è proprio vero che il Lux 35 quando la luce non la trova se la fabbrica da solo.
In ordine di apparizione Sara, Francesca e Alessandra.
lunedì 21 ottobre 2013
sabato 19 ottobre 2013
lunedì 14 ottobre 2013
Michelangelo Merisi
A Roma, la piazza strapiena per Stefano Rodotà e la costituzione e il lavoro e i diritti e il ricordo di Sandro Pertini, le strade, le piazze e le chiese, la storia, i quartieri, il Tevere e il traffico e la gente, tantissima gente, gli amici vecchi e quelli nuovi in tranquilla sintonia, Lugi Ghirri e Robert Capa a metà ottobre che pare inizio maggio - ma San Luigi dei Francesi, soprattutto la chiesa di San Luigi dei Francesi di fianco a Palazzo Madama dove c'è Caravaggio, il primo dei fotografi nel suo posto naturale, la cosa più impressionante. Venti minuti di pura emozione ad ingresso libero. Shhhhhhhh.
giovedì 10 ottobre 2013
t.v.o.r.
Te l'avevo detto che il Laos era pericoloso ma dove stai meglio che a casa tua
M6 + Elmar 50 3.5 - TX400@1600
mercoledì 9 ottobre 2013
la pelle viva
Caro Biason, la fermo e mi fermo – una volta per tutte - qui, per farle una confessione. Sì, è vero, mi costa moltissimo, è anzi al di sopra dei miei mezzi immaginativi l’idea che un’impresa – pubblica o privata - volle costruire una diga sapendo che la montagna vi sarebbe precipitata sopra. Cosa vuole che le dica? Sarà colpa della povertà della mia fantasia. Ma non riesco a crederci.
Questo era Indro Montanelli, il più grande giornalista italiano sul Corriere della Sera dell'11 aprile 1999 in risposta ad una lettera di Carlo Biason. Trentasei anni dopo, ancora. Non gli era bastato, si vede, allora additare al pubblico disprezzo come sciacalli tutti coloro che si rifiutavano di credere alle cause naturali della tragedia, alla sua casualità.
Tina Merlin invece, giovane corrispondente di provincia, con i grandissimi ed imperdonabili difetti di essere comunista e pure donna, scriveva altre cose: [..]La SADE, il monopolio che uccise, in fondo ci interessa poco: faceva i suoi affari come tutti gli imprenditori privati del mondo. Sapendo che li poteva impunemente fare, che glieli lasciavano fare. Era il burattinaio che tirava i fili e faceva muovere i burattini - scienziati e politici - come voleva. Il potere era la SADE, perchè il vero potere aveva abdicato. [..] Ho un debito verso gli ertani: raccontare la loro storia. Oggi, dopo vent'anni in cui l'Italia e gli italiani sono stati offesi, umiliati, tiranneggiati, uccisi in mille altre maniere, forse questa storia sembrerà una delle tante «casualmente» accadute. Forse più «pulita» di quelle che accadono oggi. Ma non è così. Assomiglia molto a quelle di oggi. È contrassegnata dallo stesso marchio: il potere. E dall'uso che ne fanno le classi politiche e sociali che lo detengono.[..]
Sono in fase polemica, si. Sarà il clima delle larghe intese, della pacificazione nazionale.
martedì 8 ottobre 2013
is culture
Non è che Tomaso Montanari abbia detto che Pisa deve rinunciare alla candidatura di Capitale Europea della Cultura per via della sentenza sull'ex-colorificio. Io c'ero.
Ha detto che, arrivando la sentenza il giorno dopo l'invito all'ex-colorificio* da parte del Consiglio d'Europa, la città di Pisa avrebbe dovuto ritirare la sua candidatura, ma più per decenza.
Le premesse sono fondamentali.
Ha detto anche che le capitali europee della cultura sono una scemenza irrilevante se non per i flussi di denaro e che nel caso in Italia ci sono già Matera ( che al contrario di Pisa sta facendo un lavoro ottimo in questa direzione ) e forse molto meglio Taranto. Taranto si, la città dell'Ilva.
E non fa una piega.
Dov'era il sedicente assessore alla cultura mentre si svolgeva questo incontro? Era assente perchè come i suoi colleghi pensa che la discussione che si è innescata sulla funzione della proprietà nel vigente impianto costituzionale, per quanto rispettabile, appare piuttosto astratta e sostanzialmente non rilevante sul piano delle concrete scelte amministrative? Era assente perchè pensa che andare a sentire Salvatore Settis e Tomaso Montanari sia sostanzialmente non rilevante dal punto di vista della vita culturale di questa città? No. Molto più realisticamente era assente perchè se ci sei di persona potrebbe capitare di doversi confrontare, di dover contraddire e magari argomentare. Potrebbe diventare difficile, visti i personaggi davanti a cui aprire bocca.
Preferibile far scivolare tutta la discussione su Facebook, così la cultura è anche social.
Da ieri la situazione è leggermente cambiata. Adesso che il compagno Danti è stato costretto dalle circostanze ad esprimere una posizione e a fare un piccolo passo dentro al mondo reale il paragone spontaneo viene con l'Angelino nazionale degli ultimi tempi.
A Pisa per proprietà transitiva si chiamano ora diversamente Filippeschiani.
Vorrei anche far notare che sul sito del comune per Pisa Capitale della Cultura Europea alla sezione Blogger fa bella mostra di sé ad ogni fine articolo un chiarissimo Comments are Closed,
un ossimoro.
Ma l'intera operazione in questo caso si commenta da sola, una vetrina di prodotti usati e male allestiti in un negozio sostanzialmente vuoto.
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* Invito a moderare un workshop sulla creazione di incentivi volti a promuovere la condivisione e il riuso delle risorse ambientali, sociali e culturali all'interno della conferenza "Responding Together. Citizens engagement in reducing poverty and inequalities" che si svolgerà dal 4 al 6 novembre a Strasburgo.
lunedì 7 ottobre 2013
martedì 1 ottobre 2013
domenica 29 settembre 2013
giovedì 26 settembre 2013
lunedì 23 settembre 2013
martedì 17 settembre 2013
lunedì 16 settembre 2013
font-o-grafia
Come i Clash ed i Sex Pistols, il Bernini e il Borromini, Moravia e la Morante
anche l'Arial in prima riga e l'Helvetica in seconda:
s'intende credo dalla sequenza dei nomi in esempo portati da che parte sono io.
E un piccolo test per vedere quanto siete preparati, qua.
Spiare non vale.
giovedì 12 settembre 2013
lunedì 9 settembre 2013
Mamma Rai
L'otto settebre millenovecentoquarantatrè è come uno specchio attraverso il quale poter osservare noistessi oggi. L'otto settebre millenovecentoquarantatrè ieri era il filo conduttore della giornata di Rai Radio 3, senza la quale la vita quotidiana non avrebbe il gusto che ha.
Credo che l'unico motivo per cui non li facciano smettere di trasmettere ( un manuale organico sul fare bene il proprio mestiere in Italia, specie se questo mestiere è anche un servizio e a maggior ragione se questo servizio è anche pubblico ) è perchè non capiscono bene il significato di quello che effettivamente viene detto. E di conseguenza ignorano la sua profonda funzione rivoluzionaria
( educativa? ), che proprio attraverso il conoscere ed il pensare motu proprio fa in modo che il suddito ritorni ad essere finalmente cittadino.
Bob Capa - ITALY, Sicily, near Nicosia. July, 1943. German soldier captured by American forces.
mercoledì 4 settembre 2013
martedì 3 settembre 2013
lunedì 2 settembre 2013
HCB a Lucca
Probabilmente si potrebbe con molta noncuranza prenderne una ed uscire con calma.
Il problema resta solo sul decidere quale, un problema non da poco.
Un'altra recensione è semplicemente impossibile farla, in questa mostra c'è tutto ed è granparte dell'immaginario visivo colettivo del nostro 900.
giovedì 29 agosto 2013
in chiave di fa /2
Margaret Urquhart era, in tempi dove dominavano personaggi dal dubbio gusto tipo l'americanissimo Gary Carr, per noi allievi della classe di Paolo Rizzi, un mito.
La Urquhart era donna (cosa rara nel contrabbassistico mondo), suonava con Bruggen e con Bruggen suonava Beethoven, illustre pupilla del suo grandissimo maestro Antony Woodrow.
E se cercate anche su Internet dei due troverete pochissima traccia, che la gente seria parla si,
ma sottovoce.
venerdì 23 agosto 2013
portrait of Mario Parlanti
Hasselblad 503 CX - Zeiss Sonnar 150 C - Ilford FP4 Plus
in Loc Villana, lunedì 19.08.013 - Calci, Pisa.
giovedì 22 agosto 2013
in chiave di fa /1
Ben visibili il contrabbassista Achille Gouffé, il fagottista Désiré Dihau ed il compositore Emmanuel Chabrier, tutti amici personali del grandissimo Edgar Degas.
Perchè come dice Marino Sinibaldi la cultura serve a non servire,
di conseguenza acculturiamoci.
L'orchestre de l'Opéra /.ca 1870 /Olio su tela /56,5x45 /Musée d'Orsay
In sottofondo Felix Mendelssohn, Sinfonia IX in F major /Scherzo: Commodo (Schweizerlied)