[..] Che si lavassero i panni propri o quelli degli altri, si faceva largo uso del ranno fatto in casa e ottenuto facendo passare acqua bollente attraverso la comune cenere prodotta nel focolare domestico, disponendo il tutto in una conca di terracotta, panni compresi, detta appunto conca da bucato perchè sul fondo aveva un'apertura. Attraverso quel foro si recuperava il ranno che, scaldato sempre più sul fuoco, si riversava poi nella conca nella quale erano stati sistemati i panni da lavare, con un ciclo di riempimenti e svuotamenti che richiedeva un'intera mattinata di lavoro [..]
non solo,ma anche rame e alluminio.
RispondiEliminaIl ranno si chiamava anche lisciva ed era diversa in base alla cenere utilizzata, per lavarsi i capelli si usava lisciva di edera o...di ortica! se voi provare ti do ricetta collaudata personalmente....
mi sembra che tu abbia sbagliato foto, e poi penso che parli per sentito dire, credo che tu non abbia mai visto esattamente come si fa, anche se la descrizione si avvicina alla realtà
RispondiEliminagrazie, caro
RispondiEliminaIo ho sentito il profumo del ranno, che è tutto particolare e la cenere a che punto si mette della conca? e i panni dove si mettono?
RispondiElimina"Perdere il ranno e il sapone"(perdere tempo e fatica).E' un proverbio toscano già noto a metà ottocento.Perso anche questo,vedo.
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